Libri letti:
"Da cosa nasce cosa" di Bruno Munari
Bruno Munari ha passato la sua vita inventando cose,e osservando ciò che lo circondava sia di origine naturale che artificiale.
Da "Cosa nasce cosa" è il riferimrnto organizzativo e strutturale di tutto il suo lavoro di designer. Il titoloè di per sè un indovinello, o si spiega come nascono le cose o ci si chiede come nascono le cose infine si segnala il moltiplicarsi delle cose in stile Bruno Munari.
Da "Cosa nasce cosa" è la descrizione ed esemplificazione delle operazioni fondamentali del metodo di progettare. Per giungere al massimo risultato con il minimo sforzo. Fin dall'inizio Munari invita il lettore a non considerare vero design il lusso poichè abbonda di cose inutili e di cattivo gusto.
Il vero oggetto di design come un buon risotto è fatto di ingredienti precisi, ben calibrati seguendo un programma lineare. E' da sottolineare che l'aspetto fisico della progettazione è in Munari evidente e primario, ribadito in modi e con formule diverse, ma sempre rivolto alla negazione dello spreco, e all'attenzione verso gli aspetti sociali e verso i fruitori. In qualche modo, in questa avversione per i ricchi spreconi vengono accomunati i sedicenti designer dello styling, che sfornavo idee irrealizzabili o poco funzionali, o inutili. Per non cadere in errori progettuali Munari puntualizza che le idee geniali non vengono mai prima di aver studiato il problema, ma dopo e spesso non c'è neanche bisogno di idee geniali, ma solo di qualche creatività innestata nella progettazione razionale dell'oggetto.
La struttura del libro e l'impaginazione, volutamente larga per consentire la lettura rilassata, nascono dall'intento didattico; sono introdottiargomenti progettuali di tutti i tipi a dimostrare che il design non si sofferma solo con l'arredamento. Da subito l'autore elenca principali ambiti di interesse, quindi parte da un problema e giunge a una soluzione attraverso numerose e non scontate tappe, non ultima l'analisi di come quel problema è stato già affrontato. Si legge a pagina 102 introducendo le schede di tanti progetti realizzati, che " Se un designer, vuol rendersi conto del perchè gli oggetti sono quello che sono, dovrà esaminarli sotto tutti gli aspetti possibili .... la funzionalità, la manorabilità, il colore,la forma, il materiale....."
In "Da cosa nasce cosa" sono descritti nella loro genesi e nella loro realizzazione vari progetti di Munari stesso, tra cui ilsimpatico e attualissimo "Abitacolo"
una struttura metallica di tondini e ganci che serve da letto, tavolo, libreria, e molte altre cose nella camera di un ragazzo, e i libri illeggibili nati per sperimentare il messaggio trasmesso da un oggetto privato della sua funzione.
Ci sono anche oggetti perfetti creati da anonimi designer come l'attrezzo multiuso per i vetrinisti, la lampada da garage, la sega giapponese, il leggio metallico .....
Gli anni trascorsi tra la scrittura e gli esempi citati nel libro non devono farci pensare che la concezione di Munari sia superata, siamo davanti a una riflessione sul metodo, intelligente e razionale, che non si può considerare vecchia, come non sono vecchi le citazioni di Cartesio all'inizio del libro. In un mondo che solo adesso comincia seriamente a preocupparsi degli sprechi compiuti. Da cosa nasce cosa rappresenta un'autentica lezione, non soltanto di design.
CHI E' BRUNO MUNARI?
È stato "uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo"[1], dando contributi fondamentali in diversi campi dell'espressione visiva (pittura, scultura, cinematografia, disegno industriale,
grafica) e non visiva (scrittura, poesia, didattica) con una ricerca
poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della
creatività e della fantasia nell'infanzia attraverso il gioco.
Bruno Munari è figura leonardesca tra le più importanti del novecento italiano. Assieme allo spaziale Lucio Fontana, Bruno Munari il perfettissimo domina la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta; sono gli anni del boom economico in cui nasce la figura dell’artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra.
Bruno Munari è figura leonardesca tra le più importanti del novecento italiano. Assieme allo spaziale Lucio Fontana, Bruno Munari il perfettissimo domina la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta; sono gli anni del boom economico in cui nasce la figura dell’artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra.
Munari partecipa giovanissimo al futurismo, dal quale si distacca con senso di levità ed umorismo, inventando la macchina aerea (1930), primo mobile nella storia dell'arte, e le macchine inutili (1933). Verso la fine degli anni ‘40 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) che funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti,
in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di
comunicazione ed in grado di dimostrare agli industriali e agli
artisti-artisti la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica.
Nel 1947 realizza Concavo-convesso, una delle prime installazioni
nella storia dell'arte, quasi coeva, benché precedente, all'ambiente
nero che Lucio Fontana presenta nel 1949 alla Galleria Naviglio di
Milano.
È il segno evidente che è ormai matura la problematica di un'arte che si fa ambiente e in cui il fruitore è sollecitato, non solo mentalmente, ma in modo ormai multi-sensoriale.
Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all'uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra Munari's Slides.
È considerato uno dei protagonisti dell’arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, ad ogni catalogazione.
È il segno evidente che è ormai matura la problematica di un'arte che si fa ambiente e in cui il fruitore è sollecitato, non solo mentalmente, ma in modo ormai multi-sensoriale.
Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all'uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra Munari's Slides.
È considerato uno dei protagonisti dell’arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, ad ogni catalogazione.
OPERE DI BRUNO MUNARI:
Milano 1907 - 1998
Questo incredibile
designer milanese ci ha lasciato all'età di novant'anni dopo aver
contribuito per quasi un secolo a colorare il mondo della cultura italiana.
Con le sue geniali creazioni, con la freschezza naive delle sue multiformi
invenzioni, con le sue "Macchine inutili" (1933), con i suoi "Libri illeggibili"
(1953), con la Op Art di cui fu esponente illustre, Munari si identificò
nel campo del design come progettista inventore di oggetti e mobili di
una, per così dire, "arte povera". Esordì, negli anni successivi
alla prima guerra mondiale, come pittore aderente al movimento futurista.
Queste sue doti pittoriche lo portarono a diventare grafico della divisione
pubblicitaria della Olivetti ed a collaborare con la Campari, collaborazione
che si protrasse anche nel dopoguerra. Famosissimo è il manifesto
con la pubblicità della Campari (1964) che fece il giro del mondo.
Le straodinarie capacità di illustratore e inventore lo portarono dapprima alla collaborazione con Mondadori, a curare la grafica editoriale Einaudi. ed in seguito con Danese, dando vita ad una straordinaria ed indimenticabile serie di libri animati e giochi per bambini.
Dalla collaborazione con Danese, iniziata nel 1957, nacque una interessante serie di oggetti di design di cui sono esempio il portacenere CUBO (1957), una semplice fascia di acciaio ripiegata su se stessa e contenuta in un cubo in melamina colorata, a un oggetto dalla forma essenziale quanto la mitica lampada FALKLAND (1964, e rientrata da quest'anno in produzione), una serie di anelli di alluminio di diversi diametri infilati in una "calza" di nylon elasticizzato, che ha illuminato le notti impegnate e sofferte di molti giovani sessantottini.
Designer puntuale, attento osservatore del moderno esistere, si distinse nel mondo del design per la sua schiva e un pò discosta presenza, per la semplicità e modestia dei suoi oggetti e per la loro caratteristica di logica "ovvietà" ed essenzialità strutturale. Ne è valido esempio il mobile polifunzionale ABITACOLO, disegnato nel '70 per Robots, con il quale vinse il Compasso d'Oro, prestigioso riconoscimento al design italiano, che gli fu assegnato anche negli anni 1954-1955-1979-1991-1995.
Le straodinarie capacità di illustratore e inventore lo portarono dapprima alla collaborazione con Mondadori, a curare la grafica editoriale Einaudi. ed in seguito con Danese, dando vita ad una straordinaria ed indimenticabile serie di libri animati e giochi per bambini.
Dalla collaborazione con Danese, iniziata nel 1957, nacque una interessante serie di oggetti di design di cui sono esempio il portacenere CUBO (1957), una semplice fascia di acciaio ripiegata su se stessa e contenuta in un cubo in melamina colorata, a un oggetto dalla forma essenziale quanto la mitica lampada FALKLAND (1964, e rientrata da quest'anno in produzione), una serie di anelli di alluminio di diversi diametri infilati in una "calza" di nylon elasticizzato, che ha illuminato le notti impegnate e sofferte di molti giovani sessantottini.
Designer puntuale, attento osservatore del moderno esistere, si distinse nel mondo del design per la sua schiva e un pò discosta presenza, per la semplicità e modestia dei suoi oggetti e per la loro caratteristica di logica "ovvietà" ed essenzialità strutturale. Ne è valido esempio il mobile polifunzionale ABITACOLO, disegnato nel '70 per Robots, con il quale vinse il Compasso d'Oro, prestigioso riconoscimento al design italiano, che gli fu assegnato anche negli anni 1954-1955-1979-1991-1995.
ALCUNE OPERE:
Bruno Munari- "Zizi" giocattolo in gomma piuma armata- Pigomma - 1953
Progettata
nel 1952 e prodotta da Pigomma. Premiata con il 1°Premio Compasso d’Oro
nel 1954. “Era nata da poco la gommapiuma con la quale venivano
realizzati materassi e imbottiture varie. Un giorno un dirigente della
Pirelli mi chiede: – Che cosa si può fare con la gommapiuma oltre che
materassi? Mi feci dare alcuni campioni di questo nuovo materiale e
cominciai una sperimentazione per capire quali altre cose si potevano
progettare in modo che l’oggetto progettato fosse coerente col materiale
e con le sue qualità. La qualità più evidente si manifestava attraverso
il tatto. Un qualunque pezzo di gommapiuma, manipolato da un bambino,
comunica la morbidezza, l’elasticità del materiale che sembra vivo e
che, a un bambino, fa venire in mente la stessa sensazione che si prova a
tenere in braccio un gattino o un piccolo animaletto. Provai quindi a
pensare a dei giocattoli realizzati in gommapiuma e, logicamente mi
interessai dell’aspetto tecnologico sul come si fa a costruire oggetti
in gommapiuma, come deve essere lo stampo, cosa si può inserire nel
materiale per permettere una eventuale manipolazione dell’oggetto e,
perfino, se non era possibile anche dare un odore gradevole al
giocattolo. Dopo varie prove nacque questo gatto (e successivamente la
scimmietta Zizì) che aveva al suo interno uno “scheletro” di filo di
rame per poterlo piegare e metterlo in posizioni diverse. I baffi del
gatto Meo erano di nailon. Bruno Munari da “Codice Ovvio”, Einaudi
Bruno Munari - Lampada Bali - Danese 1958
Bruno Munari- "Maiorca" portapenne- Danese 1958
Bruno Munari- "Libri illeggibili"
Bruno Munari - "Falkland" lampada a sospensione - Danese 1964
Nella
realizzazione di questo oggetto opera una sorta didematerializzazione
del prodotto. Una lampada effimera che dissolve la luce in maniera soft,
paragonabile ad una nuvola. La storia di Falkland è sintomatica della
sua genialità progettuale: coinvolgere una ditta che fabbricava calze da
donna nella realizzazione di una delle lampade più note del design
italiano. La lampada da soffitto viene realizzata con tessuto
elasticotubolare che prende forma mediante anelli metallici. Per questi
motivi la lampada Falkland si poteva trasportare facilmente, anche
senza involucro esterno, ed era facilmente montabile. Fu il primo ad
attuare un “trasferimento tecnologico” da un settore ad un altro con
l’uso della filanca, materiale flessibile,leggero ed intercambiabile,
dal prezzo contenuto. Lo stesso Munari raccontò: “Un giorno sono andato
in una fabbrica di calze per vedere se mi potevano fare una lampada. Noi
non facciamo lampade, mi risposero. E io: vedrete che le farete”.
Bruno Munari - "Cuobo" posacenere - Danese 1958
Bruno Munari - Scultura da viaggio 1958
Bruno Munari - Forchette parlanti 1958
Andy Warhol
Andy Warhol (1930-1987) è il rappresentante più
tipico della pop art americana. Figlio di un minatore cecoslovacco
emigrato negli Stati, egli è uno dei rappresentanti più tipici della
cultura nord-americana, soprattutto per la sua voluta ignoranza di
qualsiasi esperienza artistica maturata in Europa. Rifiutata per intero la
storia dell’arte, con tutta la sua stratificazione di significati e
concettualizzazioni, l’arte di Warhol si muove unicamente nelle
coordinate delle immagini prodotte dalla cultura di massa americana.
La sua arte prende spunto dal cinema, dai fumetti,
dalla pubblicità, senza alcuna scelta estetica, ma come puro istante di
registrazione delle immagini più note e simboliche. E l’opera intera di
Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo della cultura di
massa americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili
bottigliette di Coca Cola, dal simbolo del dollaro ai detersivi in
scatola, e così via.
In queste sue opere non vi è alcuna scelta estetica,
ma neppure alcuna intenzione polemica nei confronti della società di
massa: unicamente esse ci documentano quale è divenuto l’universo
visivo in cui si muove quella che noi definiamo la «società dell’immagine»
odierna. Ogni altra considerazione è solo consequenziale ed
interpretativa, specie da parte della critica europea, che in queste
operazioni vede una presa di coscienza nei confronti del kitsch che dilaga
nella nostra società, anche se ciò, a detta dello stesso Warhol, sembra
del tutto estraneo alle sue intenzioni.
Il percorso artistico di Warhol si è mosso tutto nella
cultura newyorkese, nel momento in cui New York divenne la capitale
mondiale della cultura. Warhol fu in questo ambiente uno dei personaggi
più noti, costruendo in maniera attenta il suo personaggio. Si mosse in
stretta attinenza agli ambienti underground, legandosi al mondo della
musica, del teatro del cinema. Gli inizi della sua pittura risalgono al
1960, dopo un periodo precedente in cui aveva svolto attività di
disegnatore industriale. Nel 1963 raccoglie intorno sé numerosi giovani
artisti, costituendo una comune a cui diede il nome di «factory».
Abbandona la pittura nel 1965 per dedicarsi esclusivamente alla produzione
cinematografica. Il ritorno alla pittura avviene intorno al 1972, con una
produzione incentrata soprattutto sui ritratti. Nel 1980 fonda una
televisione dal nome «Andy Warhol’s TV». Muore il 22 febbraio 1987 nel
corso di un intervento chirurgico.
Nel
1960,Andy Warhol cominciò a realizzare dipinti di famosi prodotti
americani quali lattine di zuppa Campbell e Coca-Cola.Passò alle stampe
serigrafiche, cercando non solo di fare arte di serie, ma la produzione
di massa l'arte stessa.Un sacco di opere di Warhol ruotano attorno al
concetto di cultura americana.Dipinse denaro, cibo, scarpe da donna,
celebrità, ritagli di giornale e oggetti di uso quotidiano, soggetti
rappresentanti i valori culturali americani. La riproduzione meccanica, con metodo serigrafico, si presta
in modo ottimale alla produzione di opere seriali destinate
al grande pubblico, in aperta dissacrazione del concetto dell'unicità
dell'opera d'arte, secondo i metodi industriali della stampa
offset dai colori violenti, senza tenere in alcun conto il
livello qualitativo dell'immagine risultante. Nascono così,
negli anni '60, i famosi ritratti di personaggi celebri, da
Elvis Presley a Marilyn Monroe, quest'ultima ritratta a partire
dal '62, subito dopo il suicidio, più volte ed in più
versioni, con interesse quasi ossessivo, singola e multipla,
a colori, in bianco e nero, con il metodo del riporto fotografico,
ottenendo tra le varie versioni differenziazioni spesso minimali
e solo cromatiche, nell'intenzione del massimo appiattimento
dei tratti identificativi.
La freddezza della rappresentazione, tipica dell'opera di Warhol che non vuole mai esprimere né sentimenti né giudizi sul soggetto ritratto, è in questo caso assecondata dal fatto che Marilyn non c'è più, Andy non la può incontrare, non la può fotografare, tanto che ricorre ad alcuni fotogrammi di un celebre film della diva, 'Niagara', per ottenere la base delle sue elaborazioni tipografiche.
Andy Warhol ha spesso ribadito che i prodotti di massarappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti: anche il più povero può relazionarsi con Marilyn Monroe come il più ricco. Anche la pop art contribuisce quindi alla democrazia sociale rendendosi fruibile dalle masse. In questo senso l’Arte, ed in particolare la pop art, può assimilarsi ai mass media.
I mass media infatti tendono da un lato a personificare i prodotti, conferendo loro un’ identità ben definita, dall’altro a rendere oggetto di consumo di massa le persone umane. Non a caso Andy Warhol aveva un background di pubblicitario e quindi era esperto nell’uso dei mass media .
“Uno mille centomila”: nel XX secolo l’uomo perde la sua individualità, diventa segmento di una collettività, una percezione mutevole, più sexus che individuum Marylin Monroe, nei dipinti di Warhol, al di là della sua persona, è il risultato di una percezione di massa, proiezione di tanti stati d’animo,colori ed espressioni. In questo senso il dipinto (anzi la serie dei ritratti di Marilyn ) rappresenta la fungibilità della persona umana come oggetto di consumo, la perdita di identità .
Si parla di post modernismo, in realtà siamo nel Post-umanesimo.
Nella Marilyn Monroe di Warhol, spariscono sia il corpo che l’anima, ed anche il volto perde ogni forma di spiritualità o di identità, diventando mera proiezione di uno stereotipo di massa, un oggetto di consumo di massa.
Autore: Andy Warhol
Titolo: Marilyn
Anno: 1967
Portfolio di dieci serigrafie a colori ciascuna 91,5x91,5. Ecco alcuni esempi:
La freddezza della rappresentazione, tipica dell'opera di Warhol che non vuole mai esprimere né sentimenti né giudizi sul soggetto ritratto, è in questo caso assecondata dal fatto che Marilyn non c'è più, Andy non la può incontrare, non la può fotografare, tanto che ricorre ad alcuni fotogrammi di un celebre film della diva, 'Niagara', per ottenere la base delle sue elaborazioni tipografiche.
Andy Warhol ha spesso ribadito che i prodotti di massarappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti: anche il più povero può relazionarsi con Marilyn Monroe come il più ricco. Anche la pop art contribuisce quindi alla democrazia sociale rendendosi fruibile dalle masse. In questo senso l’Arte, ed in particolare la pop art, può assimilarsi ai mass media.
I mass media infatti tendono da un lato a personificare i prodotti, conferendo loro un’ identità ben definita, dall’altro a rendere oggetto di consumo di massa le persone umane. Non a caso Andy Warhol aveva un background di pubblicitario e quindi era esperto nell’uso dei mass media .
“Uno mille centomila”: nel XX secolo l’uomo perde la sua individualità, diventa segmento di una collettività, una percezione mutevole, più sexus che individuum Marylin Monroe, nei dipinti di Warhol, al di là della sua persona, è il risultato di una percezione di massa, proiezione di tanti stati d’animo,colori ed espressioni. In questo senso il dipinto (anzi la serie dei ritratti di Marilyn ) rappresenta la fungibilità della persona umana come oggetto di consumo, la perdita di identità .
Si parla di post modernismo, in realtà siamo nel Post-umanesimo.
Nella Marilyn Monroe di Warhol, spariscono sia il corpo che l’anima, ed anche il volto perde ogni forma di spiritualità o di identità, diventando mera proiezione di uno stereotipo di massa, un oggetto di consumo di massa.
Autore: Andy Warhol
Titolo: Marilyn
Anno: 1967
Portfolio di dieci serigrafie a colori ciascuna 91,5x91,5. Ecco alcuni esempi:
Per Warhol il mito di Marilyn Monroe, l' angeloo biondo che negli anni
Cinquanta e Sessanta ha fatto girare la testa agli uomini di tutto il
mondo, non sta tanto nella sua bravura come attrice nè nella sua
prorompente sensualità quanto nell'incalzante riproposizione della sua
immagine da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Warhol non si
sottrae alla ferrea logica commmerciale e lavora a a decine di dipinti e
serigrafie nei quali riproduce il volto sorridente dell'attrice
mutandone semplicemente i colori. In questo modo il personaggio di
riferimento scompare e resta solo la sua immagine: una delle infinite
possibili, in nel dipinto successivo, cambiando i colori, anche
l'immagine non sara più la stessa. Un po come accade se ripetiamo a voce
alta una stessa parola, anche la più nota e familiare. Piano piano ci
accorgeremo di pronunciare non più una parola di senso compiuto ma un
semplice suono che, dopo l'ennesima ripetizione, perdera ai nostri
orecchi qualsiasi significato, arrivando ad apparirci anche buffo, se
non addirittura sconosciuto. L'infinita ripetitivita, dunque, finisce
per togliere espressivita, e se è vero che la conoscenza aiuta la
comprensione, la troppa conoscenza, quando diventa indigestione visiva,
consuma impietosamente l'oggetto, rendendolo subito vecchio e
richiedendone uno sempre nuovo, pronto per sostiruirlo. Il consumo
dell'immagine non risparmia nulla che sia in qualche modo pubblico.
Vecchi appunti di lezione del laboratorio di progettazione architettonica 1
Handmade book
Il tema consiste nel trasferire il blog su un oggetto di carta trasformandolo in un breve diario. L'oggetto avrà le proprie caratteristiche comnicative indipendenti dal blog.
da: http://www.ceciliapolidoridesignallievi3.blogspot.com/
Di seguito sono riportati tutti i passaggi effetuati per pensare, montare e infine incollare la scatola: dalla catena di montaggio al produttore.
I Fase:
Alcuni esempi di riferimento da cui ho tratto inspirazione per il mio handmade book
- http://www.cotemaison.fr/mobilier-luminaire/diaporama/20-meubles-pour-mettre-en-valeur-son-interieur_6483.html?p=3#diaporama
- http://www.dsgnwrld.com/split-box-shelves-by-peter-marigold-4967/
- http://www.petermarigold.com/full%20size%20images/split/split_box_detail2.jpg
Si tratta di piccoli scaffali box (detti split box) che utilizzano degli angoli asimmetrici sempre diversi per formare nuove geometrie. Ecco alcune foto:
Riferimento alla pop art per lo sfondo
Realizzazione dell'handmake book
I FASE: studio della forma
Dato che l'esercizio consiste nel creare un oggetto tridimensionale, l'ntenzione essendo anche l'architettura un oggetto trdimensionale di legare i due progetti cercando dal progetto di creare una scatola tridimensionale ridotta per forma e dimensione ma che rispecchiasse i caratteri del mio progetto. Lavorando nel mio pogetto con angoli asimmetrici ho trovato nelle split box di Peter Marigold dei riferimrnti opportuni. La scatola non avrebbe dovuto contenere solo il blog, ma divenire un vero contenitore in grado di svolgere più funzioni e in grado di contenere lo sviluppo del blog.
Come sfondo mi sono inspirato alla pop art poichè questa corrente di pensiero rivolge la propria attenzione agli oggetti di consumo, e in particolare ho usato il volto di Marilyn di Andy Warhol.
Fase 2: materiali utilzzati
Come materiali ho utilizzato del cartoncino biancoper la scatola, la faccia di Marilyn stampata per avvolgere l'oggetto, e poi tutto il necessario per il ritaglioe l'incollaggio:
- forbici, taglierino, colla, squadre etc....
ecco tutto il necesario si può partire.....
Fase 3: Realizzazione momentanea del prototipo
Ecco alcune delle operazioni che ho eseguito: dopo aver preparato i materiali come si puo vedere ho....
ritaglio della base e del suo sfondo
si cominciano a fissare le pareti con l nastro
finito di montare la prima parte
Ultimazione della scatola
incollaggio dello sfondo sulla base
stampa del blog in formato A1
comincio a ritagliare il foglio nella dimensione opportuna
comincio a piegarlo a fisarmonica
incollo i fogli tra loro
blog chiuso
blog aperto
Dal bidimensionale al tridimensionale
Fase 4: Incollaggio della scatola per il prototipo definitivo
In questa fase ho rimosso il nastro adesivo per fissare definitivamente le paretti della scatola tra loro con la colla:
incollaggio delle pareti laterali
Prototipo definitivo
Fase 5 : Trasformazione del blog da digitale a pdf
Ultimata la scatola, ho trasformato il blog in pdf. Successivamente con una dimensione di 17x7 cm ho preparato il blog affinchè venisse stampato.
incollo i fogli tra loro
blog chiuso
blog aperto
Fase 6: Il prototipo viene ultimato divenendo a tuti gli effetti un porta penne e porta blog.
Storyboard 2 :
Storyboard 1
1°fase : I riferimenti
2° fase: Al lavoro